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KAIROS
Kairos, tempo cairologico, è il nome con cui nell' Antica Grecia veniva definito il "momento giusto o opportuno" o "momento supremo". I Greci indicavano, attraverso tre diversi termini, il concetto di tempo; Chronos, inteso come la successione di istanti, il tempo nella sua sequenza cronologica e quantitativa. Aion, con cui alludevano invece alla vita come durata nelle intermittenze e nelle anacronie dell'esistenza personale. Infine, con il termine Kairos veniva definito ed indicato l'occasione, il momento propizio: qui il tempo sembra vivere solo al presente, come un tempo sospeso. Quindi Kairos ha un valore qualitativo, in cui gli attimi non si susseguono regolarmente gli uni agli altri, ma ogni istante si impone come unico e irripetibile.

Kairos, progetto di ricerca artistica, nasce e si ispira dalla lettura di testi scritti e pubblicati su Facebook dalla dottoressa Denise Vacca. I testi sono dei brevi "racconti", delle testimonianze, delle riflessioni a volte dei pensieri che hanno come soggetto le cure palliative, la terapia del dolore, il fine vita; tematiche quotidiane di cui si occupa.
Cure palliative, intese come cure attive, dove l'obiettivo non è più la guarigione di malattie evolutive ma il miglioramento della qualità di vita, provvedendo ai bisogni fisici, psicologici, sociali e spirituali, delle persone viste nella loro globalità e non solo nella malattia del corpo. La medicina palliativa propone una presa in carico individualizzata perché sempre, fino all'ultimo, si può curare una persona, ci si può prendere cura di lei anche se la malattia che la pervade è inguaribile.

L'opera, dunque, si sviluppa combinando fotografia e testi. L'autore, ha creato un racconto per immagini con l'obiettivo di relazionarsi ed "elaborare" concettualmente attraverso la propria sensibilità i testi della dottoressa. In questa visione, Kairos, approfondisce ed estende la relazione tra fotografie e testi mediante tre tipologie di immagini: still life e immagine di ambiente che hanno come soggetto la professione della dottoressa e le cure palliative; fotografie che riprendono il concetto sulle "eterotopie" di Foucault, inteso come "spazi altri", luoghi reali separati dal normale contesto quotidiano. Questi spazi, secondo Foucault, sono luoghi senza luoghi divisi dal resto del mondo nello spazio e nel tempo. Questi elementi che si ripetono quasi all'infinito raccontano la sospensione di un esistenza. Infine, immagini legate o ispirate direttamente dai testi.

Da un punto di vista del linguaggio, l'autore, consapevolmente e volutamente, nonostante la ricerca racconti l'Uomo, decide la sua totale ed esplicita assenza nelle immagini realizzando fotografie concettuali intensamente evocative, allusive, metaforiche, lasciando così allo spettatore la possibilità di elaborare le proprie suggestioni e trovare la propria dimensione all'interno dell'opera.